Regista: Gillo
Pontecorvo;
Attori: Yacef
Saadi, Jean Martin, Michele, Fawzia El Kader, Ugo Paletti;
Durata: 121
min;
Genere: Drammatico;
Produzione: Italia,
Algeria, 1966;
Premi: 3
Nomination Premio Oscar 1966 “Miglior film straniero”, “Migliori regia” e “Miglior
sceneggiatura originale”; 3 Nastri d’Argento 1967 “Miglior regia”, “Miglior
fotografia in bianco e nero” e “Miglior produzione”; 1 Leone d’oro di San Marco 1966 “Miglior film” alla
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
“La battaglia di Algeri” è un film
documentario che racconta gli avvenimenti che portano all’indipendenza dell’Algeria.
La
città di Algeri nel 1954 è divisa in due grandi quartieri: uno europeo, moderno e ricco e uno arabo,
periferico e povero chiamato la “casbah”.
La prima parte del film mostra la fase terroristica operata dal Fronte di
Liberazione Nazionale in città cioè gli attentati dinamitardi e gli
omicidi nei confronti sia della polizia che della popolazione civile francese. Fra
i personaggi che spiccano, risalta i giovani rivoluzionari Ali La Pointe e Halima. Lacrime e
sangue scorrono per le strade di Algeri e portano il governo francese ad
inviare nella città la 10° divisione di paracadutisti guidata dal tenente colonnello Philippe Mathieu. L’arrivo del comandante reduce dalla seconda guerra
mondiale, dai movimenti antinazisti in Francia, dalla campagna d’Italia e dalla
guerra d’Indocina è la svolta della pellicola. I paracadutisti francesi combattono contro un nemico difficile da
scovare e da colpire utilizzando i metodi più violenti e infimi. I risultati
sono innegabili: il FNL subisce moltissime perdite e sembra quasi sconfitto. Nonostante la repressione e le torture, i
francesi non sono in grado di fermare il desiderio di libertà ed indipendenza
del popolo che nel 1960 torna in piazza. Dopo due anni di aspri combattimenti, lutti e
dimostrazioni, l’indipendenza sarà sancita il 2 luglio 1962.
Il cast
è formato da tutti attori non professionisti con la partecipazione anche di
persone che hanno contribuito direttamente al raggiungimento dell’indipendenza.
L’unico attore è Jean Martin, nel ruolo
del comandante Mathieu, perfetto, sempre composto, rude e glaciale.
Il
film segue un ritmo pressoché costante, stringante e martellante nel
susseguirsi delle scene.
La
pellicola è girata ad Algeri
da una produzione quasi interamente italiana grazie al feeling creatosi fra i
governi dei due paesi. È una vera denuncia documentata alle atrocità di quel
periodo.
Ci
sono due particolari che rimangono fissi in modo particolare nella testa dello
spettatore. Il primo è l’intero sonoro
del film: dai tamburi delle truppe francesi alle musiche intervallanti di
Ennio Morricone, dalle urla delle donne della casbah al rumore assordante delle
bombe. Il secondo è l’uniforme dei paracadutisti
che in patria sono chiamati les lezards, le lucertole.
Una citazione
interessante e riflessiva è la risposta retorica del comandante Mathieu ai
giornalisti a proposito dell’opinione di quest’ultimo sulla guerra di Algeria: “La Francia deve rimanere in Algeria?”.
Un
film “Assolutamente da vedere” che racconta in maniera cruda e concisa un
argomento che i nostri libri di storia non affrontano abbastanza.
Voto: 7,5/10.
Un pensiero e un
sorriso dallo spettatore Alessio
Citazioni: “Ma mi spiegate perché i Sartre nascono tutti dall'altra parte?”, “La Francia deve rimanere in Algeria?” e “Sai Alì, una rivoluzione è difficile
iniziarla, ancora più difficile è vincerla. Ma quello che sarà veramente
difficile verrà dopo che avremo vinto”.